Recovery Fund: serve visione per il futuro, fondamentale il ruolo dell’edilizia

Si è svolta il 9 c.m. l’audizione informale dell’ANCE presso la Commissione Attività produttive della Camera dei Deputati sull’individuazione delle priorità di utilizzo del Recovery Fund. Il Presidente Buia ha evidenziato, in premessa, l’urgenza di una vera  politica di rilancio, di svolta per le prossime generazioni.  Oltre ad intervenire in emergenza sulle misure di sostegno e di assistenza, occorre creare lavoro, investire nel futuro e rimettere in moto il Paese. I giovani stanno infatti pagando il prezzo più elevato di questa crisi: perdita di occupazione, formazione a singhiozzo, pochi investimenti, nessun futuro.

Ha, quindi, richiamato il ruolo dell’edilizia che può rivelarsi determinante per consentire una nuova visione di Paese, costruendo il bene sociale, creando occupazione e contribuendo alla trasformazione dell’economia nella direzione della sostenibilità.

Al riguardo, ha illustrato cinque principali linee d’azione per raggiungere questo obiettivo:

-Piano di manutenzione del territorio e delle infrastrutture

E’ prioritario intervenire con un programma di interventi diffusi, un “Piano Italia” orientato alla sostenibilità, che comprenda interventi per l’attenuazione dei rischi naturali, idrogeologico e sismico, e interventi nelle “infrastrutture sociali” necessarie per gestire la crescente domanda di servizi sociali: sanità, istruzione, edilizia abitativa e mobilità. Senza dimenticare le reti di collegamento, ferroviarie e stradali, necessarie per rilanciare la competitività e ridurre il divario tra le diverse aree del Paese (Mezzogiorno). Per tutto questo è imprescindibile l’introduzione di  meccanismi strutturali di accelerazione della spesa, rafforzare la capacità amministrativa e il taglio dei tempi morti della burocrazia.

-Piano nazionale di rigenerazione urbana

Occorre un grande Piano di rigenerazione urbana, da almeno 5 miliardi di euro, che permetta di trasformare le nostre città adattandole ai fabbisogni moderni della società. Occorre una strategia nazionale per uno sviluppo urbano sostenibile con: rigenerazione urbana definita come di Pubblico interesse e da attuarsi attraverso interventi finalizzati a migliorare la qualità della vita e il benessere dei cittadini salvaguardando clima, consumo di suolo, sicurezza del territorio; istituzione una Cabina di regia nazionale per coordinare i finanziamenti e le procedure; spazio urbano di qualità: con il superamento delle rigidità del DM 1444/68 e di tutte le norme che condizionano la rigenerazione; costruzione di procedure efficienti e stabilire tempi certi.

-Piano industriale per la digitalizzazione delle costruzioni e della PA

E’ necessario prevedere al più presto un Piano edilizia 4.0 dedicato, stante la specificità dell’unità produttiva del settore edile: non la fabbrica ma il cantiere. Al fine di migliorare la qualità dei processi e dei prodotti dobbiamo avere strumenti per le nostre imprese. Non è più rimandabile l’adozione di una piattaforma digitale nazionale per le costruzioni. A tal fine è stato proposto al MISE, insieme a tutta la filiera delle costruzioni, un Piano industriale a supporto del settore delle costruzioni per accompagnarlo nella transizione digitale, l’economia circolare, la decarbonizzazione e la legalità.

-Politica fiscale strutturale: no agli interventi a tempo

La proroga almeno triennale del superbonus 110% rappresenta un elemento centrale della riforma del sistema fiscale orientata alla sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Ma la vera conquista sarebbe assicurare a questo strumento una durata di medio lungo periodo. Occorre, infatti, una politica strutturale che favorisca la riqualificazione urbana, l’economia circolare e l’efficienza energetica usando in modo virtuoso la leva fiscale. Inoltre occorre pensare a una fiscalità per il bene casa: il lockdown che ha costretto famiglie, giovani e anziani a rinchiudersi in casa per mesi ha messo in evidenza tutti i problemi legati a abitazioni sempre più vetuste, inadeguate negli spazi e nei servizi. Occorre promuovere concretamente un processo di sostituzione edilizia e di accesso alle nuove abitazioni più efficienti e adeguate alle nuove esigenze.

-Politiche attive per il lavoro

Occorre promuovere una politica attiva del lavoro: un percorso di formazione continua, con sostegno economico per i lavoratori e incentivi per le imprese che li assumono, agevolando, in tal modo, l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Così come vanno destinate risorse alle imprese che investono nella formazione continua delle proprie maestranze, introducendo, ad esempio, specifiche misure di detassazione e decontribuzione delle ore destinate alla formazione professionale.