Pagamenti PA: alcuni miglioramenti ma tempistiche ancora oltre gli standard europei

Nel 2017, i pagamenti della Pubblica Amministrazione continuano a rappresentare una forte criticità per l’attività delle imprese di costruzioni in Italia; una criticità che, oltre ad incidere negativamente sul funzionamento dell’economia e a determinare effetti negativi sull’occupazione e sugli investimenti nel settore, rappresenta un fattore di rischio nella strategia di rilancio delle politiche infrastrutturali perseguita dal Governo.

Secondo l’indagine realizzata dall’Ance, nel primo semestre 2017, il 70% delle imprese di costruzioni registra ritardi nei pagamenti della Pubblica Amministrazione.

In media, le imprese che realizzano lavori pubblici vengono pagate 156 giorni (5 mesi) dopo l’emissione degli Stati di Avanzamento Lavori, contro i 60 giorni previsti dalla normativa comunitaria.

Nel primo semestre 2017, i tempi di pagamento toccano un minimo storico: dall’inizio delle rilevazioni dell’Ance (gennaio 2010), infatti, il tempo medio di pagamento della Pubblica Amministrazione non è mai stato così basso. Inoltre, i giorni di ritardo sono diminuiti del 40% rispetto al picco registrato quattro anni fa e del 13% rispetto al valore medio degli ultimi due anni.

Questi miglioramenti sono stati raggiunti anche grazie alle numerose misure adottate dal Governo per contrastare il fenomeno dei ritardati pagamenti della Pubblica Amministrazione. Si tratta in particolare delle misure adottate nel biennio 2013-2014 per lo smaltimento dei debiti pregressi e del più recente superamento del Patto di stabilità interno, reso strutturale con l’ultima legge di bilancio.

I tempi di pagamento, tuttavia, risultano ben al di sopra dei limiti fissati dall’Unione europea.

Più in generale, la direttiva europea in materia di ritardo di pagamento rimane spesso disattesa nel settore dei lavori pubblici in Italia.

Continua a prevalere la “cultura” dei ritardi di pagamento alle imprese, testimoniata dalle numerose prassi inique che le Pubbliche Amministrazioni mettono in atto per eludere le regole europee. Un numero sempre più elevato di Amministrazioni, infatti, tende a rinviare l’emissione degli Stati di Avanzamento Lavori (SAL) o a imporre l’invio tardivo delle fatture – il problema è segnalato dai due terzi delle imprese – per spostare artificiosamente la data di scadenza dei pagamenti.

Anche per questi motivi, il 15 febbraio scorso, la Commissione europea ha deciso di avviare una nuova fase – invio di un parere motivato – nell’ambito della procedura di infrazione aperta contro l’Italia a metà 2014 per mancata attuazione della direttiva europea sui ritardi di pagamento.

Il 13 luglio scorso, la Commissione ha anche aperto una seconda procedura di infrazione sul tema. Tale procedura riguarda la violazione del diritto dell’Unione europea ed è relativa all’articolo del decreto correttivo del Codice degli appalti (d.lgs 56/2017) che ha portato da 30 a 45 giorni la tempistica di emissione del certificato di pagamento, dopo l’adozione del SAL.

ANCE-Report sui Pagamenti PA