L’economia circolare può “guarire” la carenza di materie prime. Il Rapporto 2022 Cen-Enea

 
Penuria di materie prime e prezzi alle stelle. Un quadro che si è fatto via via più complesso a causa di crisi climatica, pandemia, e da ultimo il conflitto in Ucraina. Una soluzione potrebbe venire dall’economia circolare, un campo che vede l’Italia ai vertici della classifica europea, ma con ancora molta strada da fare.

I dati parlano chiaro. Negli ultimi cinque anni i consumi sono cresciuti di oltre l’8%, mentre il tasso di circolarità tra il 2018 e il 2020 è sceso dal 9,1% all’8,6%.

E’ quanto emerge dal IV Rapporto nazionale sull’economia circolare in Italia, realizzato dal Cen (Circular Economy Network), la rete promossa dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile, in collaborazione con Enea, e presentato dal presidente Cen Edo Ronchi, dal direttore del Dipartimento sostenibilità dei sistemi produttivi e territoriali Enea, Roberto Morabito, alla presenza del ministro del Lavoro Andrea Orlando e di Paola Migliorini, vice capo unità economia circolare, DG Ambiente, Commissione europea.

In particolare, a fronte di 100 miliardi di tonnellate di materia prima utilizzata in un anno, il riutilizzo è pari a 8,65 miliardi di tonnellate. In altre parole sprechiamo ancora la gran parte dei materiali estratti dagli ecosistemi.

Eppure il nostro Paese è uno di quelli che “tiene”: nel quadro delle prime cinque economie europee si posiziona, infatti, al primo posto per gli indicatori più importanti di circolarità, in particolare sul fronte del riciclo dei rifiuti, assieme alla Francia. Ma l’obiettivo per il futuro deve essere quello di raggiungere il disaccoppiamento tra crescita e consumo di risorse: “Le nostre economie sono fragili perché, per aspetti strategici, dipendono da materie prime localizzate in larga parte in un ristretto gruppo di Paesi”, ha spiegato Edo Ronchi. È qui che l’economia circolare può fare la differenza, trovando all’interno del Paese le risorse che è sempre più costoso importare.