Dissesto idrogeologico, ancora allarme nel Salernitano

Le piogge torrenziali di questi giorni hanno causato allagamenti, frane e smottamenti in tutto il territorio della provincia di Salerno. Strada allagate,  invase da fango e detriti, venuti giù da versanti devastati dagli incendi estivi.  Ancora situazione di “allerta” arancione e si ripresenta l’atavico problema del dissesto idrogeologico che danneggia cittadini, lavoratori e campagne.

L’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), stima che la Campania, subito dopo l’Emilia Romagna e la Toscana, è la regione d’Italia con la più alta percentuale di comuni a rischio idrogeologico. Il dato, già allarmante, diventa poi assolutamente preoccupante avendo riguardo la situazione della provincia di Salerno, la terza in Italia con i valori più elevati di superficie a pericolosità  elevata e  molto elevata, preceduta solo da Aosta e Trento. La provincia di Salerno annovera, inoltre, il numero più elevato di edifici a rischio frane  (il 12,8%) ed è la prima per unità locali di imprese in pericolo (l’8,2%). A certificare la situazione di estrema pericolosità provvede, infine, un ultimo dato statistico: Salerno è in assoluto tra le cinque provincie italiane più colpite da eventi franosi.  Analiticamente, sempre secondo l’ISPRA, le zone a maggior rischio rischio idrogeologico della provincia di Salerno sono individuabili a sud del comune capoluogo e in particolare nei territori di Capaccio Paestum, Roccadaspide, Castellabate, Centola, Camerota, Sala Consilina, Padula. Valori preoccupanti, poi, si registrano anche ad Agropoli, Giungano e Perdifumo. Le zone più sicure sono quelle che interessano i comuni di Pertosa, Petina, Atena Lucana, Bellosguardo, Prignano Cilento, Perito, Lustra, Valle Dell’ Angelo, Buonabitacolo, Casalbuono e Ispani.

E’ fondamentale –dice Vincenzo Russo, presidente provinciale ANCE Aies Salerno –  mettere in atto un’efficace politica di prevenzione e difesa del suolo che non si limiti a interventi puntuali di messa in sicurezza ma che ragioni a scala di bacino idrografico, puntando alla riqualificazione e alla rinaturalizzazione dei corsi d’acqua e di un territorio, diventato sempre più vulnerabile per effetto dei cambiamenti climatici, della cattiva gestione e di un’intensa urbanizzazione molto spesso abusiva, che ha coinvolto anche le aree a maggior rischio. E’ necessaria un’assegnazione di fondi che sia strutturale e un’esclusione di questi interventi dal patto di stabilità, anche in fase di prevenzione