Circolare Ance Aies Salerno / 3: per l’UE il pagamento PA entro il limite dei 30 giorni
La Commissione europea, in risposta ad un interpello dell’Ance sulla legittimità delle clausole in deroga contrattualmente previste nei bandi Anas e Rfi, ha precisato che i pagamenti degli stati di avanzamento lavori devono avvenire, senza eccezioni, entro 30 giorni dalla data di emissione del Sal. La riduzione dei tempi di pagamento da parte di tutte le stazioni appaltanti, in linea con quanto disposto dalla giurisprudenza europea in materia di ritardo dei pagamenti, sarebbe in grado di portare nelle casse delle imprese oltre 5 miliardi di euro.
Successo storico dell’ANCE nella battaglia a sostegno dei diritti delle imprese: l’Associazione ha interpellato la Commissione Europea sulla legittimità delle clausole contrattualmente previste nei bandi ANAS e RFI, che ha confermato che i pagamenti degli stati di avanzamento lavori devono avvenire, senza eccezioni, entro 30 giorni dalla data di emissione del SAL (Stato Avanzamento Lavori), conformemente alla Direttiva 2011/7/UE in materia di ritardo dei pagamenti.
I bandi ANAS e RFI prevedono delle clausole secondo cui i pagamenti delle rate di saldo avvengono di fatto dopo 120 giorni, nel caso di ANAS, e dopo una media di 136 giorni, nel caso di RFI. Tali clausole, ancorché sottoscritte, sono quindi da considerarsi nulle.
ANCE ha già avviato i necessari contatti con ANAS e RFI al fine di ottenere la rettifica di tutte le previsioni contrattuali non in linea con la normativa UE, anche con riferimento ai contratti in corso, predisponendo uno schema di riserva (cfr. allegato) volto ad ottenere il ristoro degli interessi per ritardato pagamento.
La riduzione dei tempi di pagamento da parte di tutte le stazioni appaltanti – non solo di Anas e RFI- sarebbe in grado di portare nelle casse delle imprese oltre 5 miliardi di euro, riducendo in tal modo il gap di competitività che pesa come un macigno sul nostro sistema.
Si ricorda che la Commissione Europea ha già aperto due procedure di infrazione contro l’Italia in materia: la prima, promossa dall’ANCE nel 2014, relativa proprio alla continua violazione della sopracitata Direttiva; la seconda relativa all’articolo 113-bis del Codice degli Appalti (2017/2090), a fronte della non conformità di tale normativa alle previsioni della direttiva sui ritardi di pagamento.
Il parere emesso dalla Commissione, ancorché informale, è chiarissimo ed in linea con quanto disposto dalla giurisprudenza europea in materia. La stessa Commissione suggerisce che il rispetto della legislazione UE avvenga tramite un eventuale ricorso ai tribunali nazionali.
ANCE invita pertanto le Associazioni Territoriali a farsi parte diligente con tutte le stazioni appaltanti per ottenere rettifiche alle situazioni contrattuali in essere, ritenendo che le stesse possano costituirsi in giudizio ad adiuvandum negli eventuali contenziosi avviati dalle singole imprese.
Il ritardo dei pagamenti della P.A. ha costretto moltissime imprese ad indebitarsi con le banche, facendosi carico di costi che non avrebbero dovuto sostenere per centinaia di milioni all’anno. Oggi la sofferenza del nostro sistema bancario, con la continua restrizione del credito, sta portando queste imprese al fallimento.