Ance: un pacchetto di incentivi da 400 milioni per rilanciare le città
Presentato a Milano durante la celebrazione per i 70 anni dell’associazione un pacchetto di agevolazioni fiscali e semplificazioni normative per un programma di sostituzione edilizia.
Ci sono anche la defiscalizzazione degli utili riconosciuti ai privati che investono in operazioni immobiliari e il ripensamento del bonus del 65% per gli interventi di miglioramento energetico degli edifici nel pacchetto di proposte messo a punto dai costruttori per il rilancio dei cantieri. Un ampio ventaglio di soluzioni – con misure di carattere fiscale e semplificazioni urbanistiche – con al centro l’obiettivo di inaugurare una nuova stagione di politiche per la città. Per questo, il documento, presentato ieri a Milano, nella giornata conclusiva della celebrazione dei 70 anni dell’Ance, punta molto su un nuovo sistema di incentivi economici e normativi per sbloccare e rendere finalmente convenienti le operazioni di demolizione e ricostruzione oggi penalizzate da norme che regolano gli interventi di sostituzione edilizia come se si trattasse di nuova edificazione, sia in termini di oneri di costruzione che di autorizzazioni.
Il pacchetto, di cui i costruttori hanno già cominciato a discutere con il governo in vista della legge di Stabilità 2017, «potrebbe comportare un costo per l’Erario di circa 400 milioni, se non meno – ha spiegato il presidente dell’Ance Claudio De Albertis -. Ma è la strada giusta se si vuole investire sulla città e farla finita con i finanziamenti a pioggia, che danno poco a tanti, senza incidere davvero sulla riqualificazione,, come ad esempio si rischia di fare con l’ultimo bando da 500 milioni per le periferie».
Novità assoluta è l’idea di defiscalizzare gli utili sugli investimenti dei privati nelle imprese di costruzione. Un modo per finanziare i costruttori, che ancora faticano a trovare credito in banca, mutuato dal modello dei «Business Angels». La proposta è di riconoscere una tassazione del 12,5% ai detentori di quote inferiori al 5% e del 20% a chi entra nel capitale di una newco immobiliare con quote maggiori. «Tutto nella massima trasparenza – dice De Albertis – dunque con business plan certificati, conti dedicati e i patti parasociali che garantiscano il privilegio sugli utili a questo tipo di nuovi investitori».
Si muovono sul fronte fiscale anche la richiesta di prorogare l’agevolazione Iva per chi acquista case ad alta efficienza direttamente dai costruttori (parificando così sul piano dei costi Iva e imposta di registro) e soprattutto la rimodulazione dell’ecobonus del 65% per gli interventi di efficientemente energetico. Finora la maggior parte di questi incentivi è servita per la sostituzione di infissi e caldaie e solo in quote marginali ha riguardato interventi sulle strutture. L’idea è di garantire il massimo degli incentivi soltanto a chi mette in campo un progetto integrato è misurabile di miglioramento energetico, graduando la misura delle agevolazioni in base alla riduzione dei consumi certificata.
Restano sul campo le proposte già avanzate dall’Ance per incentivare le operazioni di demolizione e ricostruzione con l’estensione del bonus Irpef del 50% anche in presenza di aumenti volumetrici purché in presenza di un miglioramento energetico e per la rottamazione dei vecchi edifici (riduzione del carico fiscale sulle permute con imprese che si impegnino alla riqualificazione con elevati standard energetici).
Più improntate al pessimismo che all’ottimismo le previsioni sull’immediato futuro del settore. L’Ance aveva stimato per il 2016 una crescita dell’1% che De Albertis non si sente di confermare al 100% alla luce dei dati negativi sull’andamento della produzione, degli occupati e dei bandi di gara nei primi cinque mesi. Anche le semplificazioni appena varate dal Governo, sulla Scia e la conferenza di servizi, almeno a una primissima lettura non sembrano accendere gli entusiasmi dei costruttori. «Niente di nuovo sotto il sole», è il commento.