Ance – DDL di bilancio 2022: bene la manovra espansiva ma attenzione alla sicurezza. No aziende improvvisate

Si è svolta il 19 c.m. l’audizione dell’Ance, in videoconferenza presso le Commissioni Bilancio di Camera e Senato in seduta congiunta, nell’ambito del ciclo auditivo preliminare all’esame del  disegno di legge recante “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2022 e bilancio pluriennale per il triennio 2022-2024”  (DDL di Bilancio 2022- DDL 2448/S).

Il Presidente dell’Ance, Gabriele Buia, ha espresso in premessa apprezzamento per una manovra di finanza pubblica espansiva che conferma il ruolo prioritario del settore delle costruzioni nel consolidare la ripresa economica in atto.

Il provvedimento, infatti, si inserisce in un contesto economico in crescita nel quale il settore delle costruzioni, dopo la lunga recessione che ha ridotto di oltre un terzo i livelli produttivi (siamo ancora a -35%), manifesta segnali positivi, spinti soprattutto da incentivi fiscali sulle ristrutturazioni e ripresa degli investimenti pubblici.

Il disegno di legge va nella direzione di rafforzare tale andamento assegnando ulteriori cospicue risorse per la realizzazione delle opere pubbliche, anche al fine di dare continuità al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) anche oltre l’orizzonte del 2026. Un Piano ambizioso, destinato per circa la metà (108 miliardi) al settore.

Allo stesso modo, con le proroghe pluriennuali del Superbonus, viene confermato il ruolo propulsivo sull’economia degli interventi di recupero degli immobili in chiave energetica ed antisismica. E’ sicuramente apprezzabile la scelta di prorogare l’efficacia dei bonus fiscali per un arco temporale di medio periodo, che permette un’adeguata programmazione delle iniziative e delle attività da intraprendere.

Per rendere efficaci gli interventi sono però necessarie alcune modifiche:

-è necessario un chiarimento in merito alla valenza della proroga oltre giugno anche per gli interventi cd “trainati”, eseguiti sulle singole unità immobiliari facenti parte di condomini, che risultano essenziali al fine di conseguire il miglioramento energetico richiesto;

-per le abitazioni unifamiliari è necessario estendere la proroga fino al 31 dicembre 2022, nel caso in cui al 30 giugno dello stesso anno sia stato eseguito almeno il 60% dei lavori, e allo stesso tempo eliminare sia il riferimento al rilascio del provvedimento abilitativo dei lavori al 30 settembre 2021, sia la condizione che vuole che l’unità sia destinata ad abitazione principale del proprietario, con reddito ISEE non superiore a 25.000 euro.

-occorre includere nelle proroghe tutti i soggetti oggi agevolati con il Superbonus che svolgono un’attività sociale, estendendo anche a loro i termini fissati per gli IACP e per le Cooperative (30 giugno 2023, o 31 dicembre 2023, se al 30 giugno dello stesso anno sia stato eseguito almeno il 60% dei lavori).

-per favorire la rigenerazione urbana, è necessario prevedere la proroga fino al 2024 della disposizione che prevede l’applicazione delle imposte d’atto in misura fissa per l’acquisto, da parte di imprese di costruzioni, di fabbricati destinati alla demolizione e ricostruzione o alla ristrutturazione, a condizione che entro i successivi 10 anni si provveda all’ultimazione dei lavori e alla vendita dei fabbricati così ricostruiti o riqualificati.

 

Il Presidente ha, altresì, ricordato che, in un contesto in cui lo Stato ha scelto di investire risorse pubbliche per riqualificare il vetusto patrimonio edilizio italiano, l’Ance ha, per prima, chiesto:

• l’applicazione del Modello “Superbonus”, con l’utilizzo prezzari e di asseverazioni per evitare abusi e frodi, a tutti i bonus fiscali

• l’introduzione dell’obbligo di affidare i lavori ad imprese qualificate, in modo da assicurare sicurezza e qualità dei lavori realizzati.

Tale esigenza è stata accolta da Governo che, nel recente Decreto “Frodi” (DL 157/2021), ha esteso l’applicazione dei prezzari a tutti i bonus, per evitare aumenti e comportamenti illeciti.

La norma va nel senso di quanto da noi richiesto ma rischia di causare rallentamenti o blocchi delle operazioni in corso. Pertanto, è necessario che la decorrenza delle nuove disposizioni faccia salve le iniziative già avviate (applicazione ai lavori avviati dopo il 12 novembre).

Inoltre, al fine di incentivare una sana concorrenza sul mercato e assicurare la sicurezza nei cantieri, occorre introdurre un sistema di qualificazione che attesti la capacità delle imprese impegnate nei lavori che beneficiano dei bonus edilizi, analogamente a quanto previsto per i lavori privati di ricostruzione, con contributi pubblici, delle aree terremotate del Centro Italia.

Solo in questo modo sarà possibile distinguere le imprese serie da quelle improvvisate che, oltre a procurare un danno di reputazione e credibilità a tutto un settore, presentano evidenti problemi di risultato degli interventi e di sicurezza per i lavoratori impiegati.

In tema di investimenti pubblici, il provvedimento mette in campo risorse significative che consentiranno di dare continuità alla politica di sviluppo infrastrutturale delineata nel Piano Nazionale di ripresa e di resilienza (PNRR). Vengono previste, solo nell’articolato, risorse per nuove infrastrutture pari a 39,6 miliardi nei prossimi 15 anni, di cui 7,2 nel triennio 2022-2024. L’impegno finanziario risulta ampiamente dilazionato, a testimonianza della volontà del Governo di intervenire dopo la fine del PNRR, anche se gli effetti in termini di maggiori investimenti di tali risorse non sono trascurabili anche nel triennio 2022-2024 (1 miliardo nel 2022, 1,1 miliardi nel 2023 e 1,3 miliardi nel 2024).

Tra le nuove risorse, appare apprezzabile l’attenzione riservata agli interventi di manutenzione stradale, che non hanno trovato sufficiente spazio nel PNRR, con circa 2,5 miliardi di euro.

Altrettanto apprezzabile è l’impegno finanziario per promuovere il trasporto sostenibile, con l’istituzione di un fondo dotato di 2 miliardi di euro che finanzierà investimenti per la transizione ecologica dei diversi comparti dei trasporti, e lo stanziamento di 3,7 miliardi, per l’estensione delle reti metropolitane nelle città di Torino, Milano, Genova, Roma, Napoli, nonché il rifinanziamento dei contratti di Programma di Anas e RFI.

Vengono, inoltre, stanziati ulteriori 6 miliardi di euro per la ricostruzione privata del Centro Italia che consentirà di proseguire il processo di ricostruzione. Sarebbe opportuno, uno sforzo maggiore al fine di prevedere ulteriori misure per la ricostruzione di tutti i crateri post sisma, come ad esempio la proroga del Superbonus 110% di quattro anni che riguardi anche le case unifamiliari come proposta dal Commissario alla ricostruzione. Ciò contribuirebbe a velocizzare la ricostruzione rendendola più sicura dal punto di vista sismico e più sostenibile energeticamente.

Nonostante il forte impegno finanziario e le numerose semplificazioni normative introdotte, restano alcuni aspetti che possono minare pericolosamente la riuscita dei programmi di investimento governativi.

In primo luogo, occorre trovare una soluzione agli eccezionali rincari che, da più di un anno, stanno interessando alcuni fondamentali materiali da costruzione e stanno mettendo in ginocchio il settore delle infrastrutture.

Per le imprese già impegnate nei lavori, infatti, gli aumenti dei prezzi incidono sulla sostenibilità economica dei contratti in corso, mettendo a rischio la loro tenuta finanziaria.

Su tale aspetto, è senz’altro positivo che il Governo abbia esteso al secondo semestre 2021 il meccanismo revisionale previsto per il primo semestre dell’anno. Resta, tuttavia, l’esigenza di rivedere tale soluzione con alcuni essenziali correttivi al fine di assicurare che le compensazioni da applicare siano effettivamente in linea con la realtà nei cantieri.

Allo stesso modo, l’effetto negativo degli aumenti colpisce anche le stazioni appaltanti, per l’impossibilità di portare a termine le gare d’appalto, per l’inadeguatezza dei prezzi a base di gara che risultano del tutto insostenibili per le imprese. Ciò appare ancora più urgente in considerazione della partenza di numerose gare finanziate con il PNRR, che non potranno subire alcun tipo di rallentamento.

Per questo motivo è necessario trovare una soluzione, di tipo emergenziale, per l’aggiornamento dei prezzari a base dei contratti che verranno sottoscritti. Senza quest’azione è forte il rischio di vedere bloccati i lavori.

C’è poi un altro aspetto da affrontare, che riguarda i contratti derivanti da gare svolte nel primo semestre 2021, per i quali la norma non prevede alcuna compensazione. E’ necessario che anche per tali contratti sia previsto l’obbligo di rinegoziazione dei prezzi secondo i livelli stabiliti dal DM adottato dal Ministero delle Infrastrutture per il primo semestre dell’anno in corso.

Più in generale, ferma restando la necessità di arginare con una normativa eccezionale gli straordinari incrementi del 2021, è comunque prioritario, in prospettiva, introdurre un nuovo meccanismo di compensazione che operi “a regime”, sia per i settori ordinari che per quelli speciali come avviene in tutti i principali paesi europei.

L’esigenza di misure emergenziali non riguarda solo il mercato dei lavori pubblici ma anche quello dei lavori privati, colpito con la stessa violenza dai rincari delle materie prime, ma sprovvisto di quelle pur minime misure compensative garantite dal Governo per i lavori pubblici. Occorre prevedere un meccanismo di rinegoziazione dei contratti di appalto privati per ristabilire, anche per questi lavori, il necessario equilibrio contrattuale.

Da ultimo occorre intervenire sulle misure previste in materia di lavoro.

Secondo stime Ance nel corso degli ultimi mesi un fabbisogno di 265.000 lavoratori per i prossimi mesi. Servono però misure per consentire al settore di attrare nuove risorse umane e da questo punto di vista la Manovra risulta inadeguata. In particolare, appare prioritario:

•ridurre il costo del lavoro e il cuneo fiscale nel settore. Oggi l’impresa paga 3 e il lavoratore prende 1;

•riallineare il costo degli ammortizzatori sociali del settore delle costruzioni: il contributo Cigo operai edilizia è al 4,7% contro il 1.7- 2% degli altri settori industriali;

•sostenere gli investimenti nel sistema bilaterale per la formazione e la sicurezza del settore edile, oggi finanziati interamente dalle imprese.

In allegato il Documento con il dettaglio della posizione ANCE consegnato agli atti delle Commissioni.

Audizione ANCE Legge di Bilancio 2022_rev4