ANAC: Rating di impresa anche per le aziende sotto i 2 milioni di ricavi
Il rating di impresa sarà applicato anche alle imprese con fatturato inferiore ai due milioni di euro. E avrà tutele specifiche per i giovani. L’indicazione arriva dalla consigliera Anac, Ida Nicotra nel corso di un convegno organizzato venerdì dalla Camera amministrativa siciliana presso l’università di Catania. Il meccanismo di valutazione del curriculum delle imprese, che l’Anticorruzione dovrà regolare con le sue linee guida di prossima emanazione, si discosterà quindi dal rating di legalità dell’Antitrust, che si applica solo alle società più grandi.
L’attuazione del Codice, secondo quanto spiega Nicotra, sarà articolata su più livelli: «Avremo le linee guida di Anac e Mit, poi le linee guida Anac con carattere vincolante e, poi, le linee guida non vincolanti, che sono quelle alle quali stiamo lavorando in questo periodo». Sulle prime sette oggi si chiude la fase di consultazione, mentre le altre sono in arrivo. Tra queste c’è anche il documento sul rating di impresa che, a quanto spiega la consigliera Anac, si discosterà dall’assetto del rating di legalità, che si applica solo al di sopra della soglia di due milioni di euro.
«I nostri uffici stanno già lavorando per istituire tutele specifiche, a favore delle piccole e medie imprese, ma anche a favore dei più giovani». Altro punto importante riguarda le interpretazioni estensive dell’Authority, che hanno caratterizzato i primi testi: continueranno anche in futuro. «Su alcuni passaggi le nostre indicazioni non sono state ascoltate in fase di redazione del Codice, cercheremo di portare qualche correzione con le linee guida, come già avvenuto per le commissioni giudicatici», spiega Nicotra.
Intanto, dalle imprese dell’Ance cominciano ad arrivare forti dubbi sull’assetto uscito dal Dlgs n. 50 del 2016, come spiega il vicepresidente con delega alle Opere pubbliche, Edoardo Bianchi: “Siamo ormai convinti che per i primi sei mesi non ci saranno bandi, perché ci sono evidenti problemi sulla fase transitoria”. Ma anche dopo arriveranno altri problemi. Il riferimento è, soprattutto, ai passaggi che danno più margine di autonomia alle stazioni appaltanti. «Con l’assetto del Codice, tra un anno partiranno avvisi di garanzia e arresti, perché le pubbliche amministrazioni hanno troppi poteri, che non saranno in grado di gestire».
Anche per Umberto Fantigrossi, presidente dell’Unione nazionale degli avvocati amministrativisti, il Codice dovrebbe essere corretto in qualche modo: «Per combattere la corruzione l’Anac da sola rischia di non farcela: di fronte ad un fenomeno così diffuso in tutta la pubblica amministrazione un organo centralizzato che cumula funzioni di regolazione e di controllo rischia di intervenire solo in una percentuale minima di situazioni patologiche». La corruzione, cioè, non si combatte solo dall’alto «ma soprattutto dal basso eliminando l’eccessiva sudditanza di imprese e cittadini al potere della burocrazia. In questa ottica occorre che il Governo comprenda che la giustizia amministrativa non solo non è di ostacolo all’economia ma costituisce un servizio che va reso accessibile ed efficiente in modo da rappresentare un’alternativa credibile e praticabile di fronte all’illegalità diffusa».
Nel corso dell’incontro di Catania è stato affrontato anche il tema delle informative antimafia, sulle quali pesano le critiche di molte imprese, in qualche caso eccessivamente penalizzate dallo strumento. Stefano Gambacurta, capo di gabinetto della prefettura di Roma, spiega però che «comprendiamo le critiche ma in questi anni è stato fatto un lavoro importante su alcuni aspetti fondamentali, come quello della certezza dei tempi. Con i correttivi del 2012 e 2014 del Codice antimafia abbiamo fatto molti passi in avanti».