Al via il Piano Nazionale che regola l’assegnazione dei fondi per la riqualificazione dei piccoli comuni
In particolare – sulla scia dei Piani e Programmi per la rigenerazione delle città e delle periferie avviati a livello nazionale da una decina di anni a questa parte – anche per le realtà urbane di minori dimensioni le somme stanziate vengono assegnate mediante un apposito bando e la successiva stipula di convenzioni (o accordi di programma) fra lo Stato e le amministrazioni comunali promotrici dei progetti selezionati che costituiranno il Piano previsto dalla Legge 158/2017.
Gli interventi presentati dai piccoli comuni:
– saranno finanziati con le risorse presenti nel Fondo per lo sviluppo strutturale economico e sociale dei piccoli comuni, istituito dalla Legge 158/2017 presso il Ministero dell’Interno, inizialmente pari a 100 milioni/€ per gli anni dal 2017 al 2023 e poi incrementato di ulteriori 10 milioni a decorrere dal 2018;
– dovranno riguardare, tra l’altro:
- il recupero e la riqualificazione di immobili e aree dismesse e dei centri storici, anche al fine di realizzare alberghi diffusi;
- la riduzione del rischio idrogeologico;
- la messa in sicurezza delle infrastrutture stradali e degli edifici pubblici, con particolare riferimento a quelli scolastici e per la prima infanzia;
- l’acquisizione e la riqualificazione di terreni e edifici in stato di abbandono;
- l’accrescimento dell’efficienza energetica del patrimonio pubblico.
Con particolare riferimento ai centri storici, il Dpcm prevede la possibilità di individuare all’interno di essi, zone di particolare pregio dove realizzare “interventi integrati pubblici e privati” che, “nel rispetto delle tipologie costruttive e delle strutture originarie attraverso gli strumenti a tale fine previsti dalla vigente normativa statale e regionale in materia”, possono ricomprendere anche il risanamento, la conservazione e il recupero del patrimonio edilizio da parte di soggetti privati e il consolidamento degli edifici storici (art. 2, comma 7, lett. f).
I progetti – che dovranno essere almeno al livello del progetto di fattibilità economica e finanziaria e coerenti con gli strumenti urbanistici vigenti o adottati – potranno essere presentati da “piccoli comuni” ovvero quelli con popolazione residente fino a 5.000 abitanti o istituiti a seguito di fusione tra Comuni aventi ciascuno popolazione fino a 5.000 abitanti (ai sensi dell’art. 1, comma 5 della Legge 158/2017), che sono elencati nell’Allegato A del Dpcm 23 luglio 2021.
Ogni piccolo comune potrà presentare un solo progetto, singolarmente o in convenzione con altro piccolo comune ricompreso nell’elenco del Dpcm 23 luglio 2021. Potranno partecipare, a determinate condizioni, anche le Unioni di Comuni.
Sarà la Presidenza del Consiglio dei ministri, entro 90 giorni dalla pubblicazione del Dpcm in esame, a definire i bandi pubblici che fisseranno i termini perentori di presentazione delle domande e i criteri di selezione dei progetti. La definizione del Piano nazionale per la riqualificazione dei piccoli comuni – che sarà aggiornato ogni 3 anni – avverrà secondo le seguenti fasi:
1) accertamento della completezza della documentazione trasmessa con la domanda e verifica dei requisiti di ammissibilità;
2) selezione dei progetti attraverso l’attribuzione del punteggio sulla base delle informazioni riportate nella domanda e nei relativi allegati oltreché in base ai criteri definiti nel bando, nel rispetto della nota metodologica allegata al decreto in esame;
3) individuazione con Dpcm dei progetti finanziati nei limiti della capienza delle risorse disponibili;
4) stipula delle convenzioni o accordi di programma con gli enti comunali.
In allegato:
– Dpcm 16 maggio 2022 “Predisposizione del Piano Nazionale per la riqualificazione dei piccoli comuni”
– Allegato A Dpcm 23 luglio 2021