DEF 2016: bene per l’Ance, ma rischio rallentamento per impatto Nuovo Codice

Si è svolta il 18 aprile c.m. l’audizione dell’ANCE presso le Commissioni Bilancio della Camera dei Deputati e del Senato, in seduta congiunta, sui contenuti del Documento di economia e finanza 2016 (DEF).
La delegazione ANCE, guidata dal Vice Direttore generale, Dott. Antonio Gennari, ha evidenziato, in premessa, che il Documento di Economia e Finanza 2016 conferma l’obiettivo di rilanciare l’economia del Paese attraverso un’accelerazione degli investimenti in linea con quanto delineato con l’ultima Legge di Stabilità, che ha offerto un’importante iniezione di risorse per nuove infrastrutture (+8% in termini reali rispetto all’anno precedente), la cancellazione del Patto di stabilità interno e la clausola europea per gli investimenti, per un ammontare di 5,2 miliardi di euro. Questa impostazione trova parziale conferma nella stima fornita nel DEF della spesa della Pubblica Amministrazione per investimenti fissi lordi (aggregato costituito per la maggior parte da opere pubbliche), che segna, per l’anno in corso, una crescita del 2% rispetto al 2015, proseguendo nel segno positivo registrato già nel 2015 che si conferma anche per il triennio successivo (+1,6% nel 2017, +3% nel 2018 e +2,1% nel 2019).
Il cambio di passo impresso alla dinamica di spesa in conto capitale, però, appare inferiore rispetto alle attese che la Legge di Stabilità per il 2016 lasciava prefigurare. Il dato ha un carattere evidentemente prudenziale, rispetto alle potenzialità derivanti dalla cancellazione del patto di stabilità interno e dell’applicazione della clausola di flessibilità per gli investimenti.
Più nel dettaglio, la riforma della contabilità degli Enti locali e il superamento del Patto di stabilità interno, mostra possibilità di accelerazione della spesa per nuovi investimenti ben superiori al miliardo stimato nel DEF.
Occorre, però, tenere anche in considerazione i rischi di un forte rallentamento di tale spesa dovuto alle modifiche alla normativa sui contratti pubblici, in corso di pubblicazione, venendo a determinare un pericoloso “shock da innovazione”, soprattutto con riguardo alle procedure di messa in gara non soggette a periodo transitorio.
È, quindi, fondamentale che gli enti territoriali, in sede di approvazione del bilancio preventivo, vale a dire entro il 30 aprile p.v. per i Comuni e entro il 31 luglio p.v. per le Province, adottino decisioni di bilancio effettivamente orientate al rilancio degli investimenti.
L’Ance ritiene che l’utilizzo della clausola europea degli investimenti (0,3% del PIL, pari a circa 5 miliardi di euro) rappresenti una grande opportunità per il rilancio degli investimenti che mette il Paese davanti ad una grande sfida: spendere tempestivamente le risorse stanziate per i programmi cofinanziati dall’Unione europea e, grazie a tale opportunità, aumentare la spesa per investimenti nel 2016 rispetto al livello del 2015.
Rispetto a questa sfida, alla luce dei ritardi già registrati, l’Ance ritiene necessaria la costituzione di unatask force” che abbia il ruolo di monitorare regolarmente il rispetto delle due suddette condizioni e l’andamento degli investimenti e comprenda i principali membri del partenariato economico e sociale coinvolti.
Con riguardo agli obiettivi e conseguenti linee d’azione contenuti nel DEF, ed in particolare nel PNR (Piano Nazionale di Riforma), che il Governo intende perseguire anche nell’ambito della politica fiscale, ha evidenziato, a livello generale, che non può che valutarsi positivamente l’annunciata volontà di ridurre progressivamente la pressione fiscale sui redditi di famiglie ed imprese (per queste ultime, attraverso l’abbattimento, dal 27,5%, al 24% dell’aliquota IRES a decorrere dal 2017), anche se, per il settore immobiliare, la riduzione del prelievo non può prescindere dall’attuazione di un processo di razionalizzazione e riordino strutturale della fiscalità, anche a livello locale, che dia nuovo impulso agli investimenti.
Per quanto attiene al processo di razionalizzazione degli incentivi (cd. “tax expenditure”) che il Governo intende portare a termine, l’ANCE ha da tempo espresso la sua contrarietà al taglio lineare in favore di una selezione accurata dei regimi agevolativi oggetto d’intervento che tuteli quelli connessi a “beni a valenza sociale”, quali la casa e la sua riqualificazione anche in termini energetici. In particolare, le detrazioni per il recupero delle abitazioni e per la riqualificazione energetica degli edifici, a parere dell’ANCE, dovrebbero essere confermate nei livelli “potenziati” vigenti sino al 31 dicembre 2016 (detrazione del 50% per il recupero edilizio e del 65% per la riqualificazione energetica).
Con riguardo alla revisione del catasto, che dovrebbe protrarsi per il triennio 2016-2018, ha rilevato la necessità di una riforma della fiscalità immobiliare, che razionalizzi e riduca sensibilmente il livello attuale di prelievo del tutto insostenibile, con l’introduzione di un’imposta unica patrimoniale (IMU o TASI), stabile quanto meno per tre anni ed integralmente destinata ai Comuni per il finanziamento dei servizi (“service tax”), con l’ovvia esclusione dei beni prodotti dalle imprese edili (aree e fabbricati costruiti, o ristrutturati, per la successiva vendita).
Tra le altre linee d’azione annunciate nel DEF, l’ANCE non può che condividere quelle connesse, in particolar modo, al contrasto all’evasione ed all’efficientamento dei tempi della giustizia tributaria. Tuttavia, con particolare riferimento al contrasto alle frodi IVA, va rilevato che l’introduzione di meccanismi, quali lo split payment e il reverse charge, si è tradotta per le imprese del settore in un aggravio dei costi amministrativi ed economico-finanziari.
In merito alla riforma delle procedure d’insolvenza e della crisi d’impresa, ritiene opportuno accelerare il più possibile l’approvazione della legge delega recentemente emanata dal Governo, tenuto conto che gli strumenti oggi in vigore per la gestione dell’insolvenza appaiono fortemente inadeguati rispetto all’attuale contesto economico, che risente del prolungamento della crisi, in atto ormai da quasi un decennio.
A giudizio dell’ANCE, il PNR andrebbe integrato, individuando politiche mirate alla riqualificazione del territorio, tematica centrale e sempre più strategica per il Paese, in un’ottica di crescita non solo economica ma anche sociale. Sul tema l’ANCE ha già formalizzato una piattaforma di proposte di natura fiscale, dirette a:
–      incentivare gli interventi di “sostituzione edilizia”, che implicano la demolizione e ricostruzione dell’esistente, anche con incrementi volumetrici. In particolare, si ritiene indispensabile che, anche in presenza di aumento volumetrico, venga riconosciuto il “Bonus edilizia” (detrazione del 50% delle spese sostenute per realizzare l’intervento sino ad un massimo di 96.000 euro), limitatamente però a quegli incrementi funzionali al miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici;
–      agevolare la permuta tra vecchi edifici e immobili con caratteristiche energetiche completamente rinnovate, quale strumento per innescare un circolo virtuoso di scambi immobiliari diretti a prodotti sempre più innovativi e performanti. Per queste operazioni, dovrebbe essere garantito un regime di tassazione agevolata (registro ed ipo-catastali in misura fissa, pari a 200 euro ciascuna) a favore dell’impresa che si rendesse disponibile ad acquistare, in permuta, l’abitazione usata del compratore, a condizione di riqualificarla e reimmetterla sul mercato, entro 5 anni dall’acquisto, con caratteristiche energetiche decisamente migliorate rispetto alla situazione preesistente;
–      prorogare per un ulteriore triennio (sino al 2019) la detrazione Irpef pari al 50% dell’IVA dovuta sull’acquisto di abitazioni in classe energetica A o B, introdotta dalle legge di Stabilità 2016. Difatti, la limitazione agli acquisti effettuati solo nel 2016 ne restringe fortemente l’efficacia come strumento in grado di indirizzare la domanda verso l’acquisto di abitazioni di nuova generazione, con effetti positivi sulla riqualificazione del tessuto urbano e sulla qualità dell’abitare;
–      incentivare processi più complessi di riqualificazione del territorio, prevedendo un regime fiscale premiale (registro e ipo-catastali in misura fissa, pari a 200 euro ciascuna) per il trasferimento di immobili (aree o fabbricati) a favore delle imprese che intendano utilizzare gli immobili acquistati per la realizzazione, o riqualificazione, di edifici ad elevati standard energetici.
L’ANCE si, è, poi, soffermata sulle seguenti linee di intervento.
Con riguardo alle riforme istituzionali e pubblica amministrazione, nel DEF il tema della semplificazione sembra non esaurirsi e non trovare una concreta soluzione. E’ necessario che alla semplificazione procedimentale si accompagni un’attività di semplificazione sostanziale e cioè: uno specifico piano di formazione per gli operatori pubblici; un’opera di comunicazione istituzionale delle potenzialità dei nuovi strumenti per la conoscenza delle relative novità; adeguate misure di monitoraggio.
In merito al tema della semplificazione e riduzione degli oneri amministrativi, è necessario che l’attuazione dell’Agenda per la semplificazione 2015-2017 nell’ambito del settore dell’edilizia prosegua con celerità soprattutto su alcuni punti tra cui l’approvazione del regolamento edilizio unico (che era prevista per novembre 2015) e il regolamento di semplificazione dell’autorizzazione paesaggistica per gli interventi di lieve entità (che era prevista per marzo 2015) e che sia accompagnata con azioni volte a responsabilizzare maggiormente gli enti deputati a darne concretaattuazione.
Con riguardo all’ammodernamento e alla riqualificazione delle città il Governo continua a mettere in campo provvedimenti straordinari, settoriali o comunque non in grado di avviare una vasta e ordinaria politica di rigenerazione urbana: Piano città (2012), Piano periferie (2015) ed ora il Programma straordinario periferie.
In tema di governo del territorio, la riforma del Titolo V della Costituzione e l’inclusione della materia nell’ambito delle competenze statali sono positive ma è necessaria una revisione della normativa nazionale per il governo del territorio e la creazione di regole “mirate” per la riqualificazione urbana.
Sul fronte della casa la situazione continua a rimanere pressoché emergenziale in molte aree del Paese e ciò anche come conseguenza della crisi economica e della insufficienza di politiche pubbliche. E’ necessaria una politica nazionale che supporti le amministrazioni locali nello loro scelte e nella programmazione degli interventi.
Sulle politiche per l’ambiente il Governo sta finalmente ponendo maggiore attenzione al tema (rilancio investimenti verdi, efficienza e sostenibilità nell’uso delle risorse naturali, riduzione della produzione e recupero dei rifiuti, interventi per la bonifica dei siti inquinati), tuttavia, le misure previste nel DEF risultano ancora piuttosto generiche e comunque insufficienti a realizzare un’economia basata sulla sostenibilità ambientale e sulla “circolarità” delle risorse naturali.
Con riferimento alla valorizzazione/dismissione del patrimonio immobiliare pubblico il Governo continua a mettere in campo strumenti articolati e complessi, coinvolgendo a vario titolo una sempre maggiore pletora di soggetti (INVIMIT, CDP). L’obiettivo della valorizzazione (con o senza dismissione) del patrimonio immobiliare pubblico, a cui è strettamente legato quello dello sviluppo e della riqualificazione delle città dove gli immobili sono ubicati, può essere raggiunto solo mediante processi snelli sotto il profilo amministrativo/istituzionale e caratterizzati da fattibilità urbanistico-edilizia (cambi della destinazione d’uso originaria verso nuove destinazioni richieste dal mercato) cui consegue quella economico-finanziaria delle relative operazioni.
In allegato il Documento con il dettaglio delle osservazioni e proposte ANCE consegnato agli atti delle Commissioni.